Quante volte hai sentito dire che lo yoga aiuta a restare nel dolore e che, per superarlo, devi entrare in quel dolore con il respiro?
Io tante. Che sia una meditazione o una posizione, sembra quasi che lo yoga sia una tortura.
Non voglio prendere le distanze da questo approccio. Resterò sempre dell’idea che il dolore che provi oggi, sia la forza che avrai domani.
Non solo perchè il connubio pratica-dolore è alla base di alcune tecniche di meditazione, ma anche perchè non risulterei coerente quando – con una certa soddisfazione – guardo gli allievi che soffrono e sentono sudare parti del corpo che non sapevano nemmeno di avere…
Tuttavia, vorrei che tu valutassi l’idea che questo sia solo un approccio, E che i due concetti – yoga e dolore – non siano intrinsecamente ed ontologicamente connessi.
Di più: vorrei che tu possa addirittura considerare l’idea che lo yoga possa dare piacere. Sempre attraverso il respiro.
Dal dolore al sollievo
Quando esegui un asana che normalmente ti crea tensione (ad esempio una posizione che comporta un allungamento muscolare), anzichè arrivare al limite e “respirare nel dolore”, prova a fermarti un po’ prima del limite.
Resta lì.
Ti sei fermato prima del tuo limite e dovresti sentire un po’ di tensione, ma non dolore.
Respira lì, con gli occhi chiusi, per rendere più profondo l’ascolto di ciò che si sta muovendo nel tuo corpo, senza distrazioni, nemmeno visive.
Entra, con tutta la tua attenzione consapevole, in quella tensione. E non avere fretta.
Osserva, respiro dopo respiro, se la tensione si allevia, se si trasforma, se il corpo si adegua e inizia a provare meno rigidità in quella posizione.
Fino a non sentire più contrazione, ma un po’ più di naturalezza. Quasi comodità.
Solo quando la posizione è diventata “morbida”, puoi iniziare ad andare oltre, avvicinarti a quello che era il tuo limite, ma che adesso è solo un piccolo passo avanti rispetto a dove sei.
Oppure puoi tornare indietro di qualche centimetro, ammorbidire ancora di più quella posizione, per trasformare la morbidezza in sollievo.
Quale strada percorrere dunque?
Per nostra fortuna, lo yoga è un percorso di libertà.
Se una parte del corpo è in tensione, usa la consapevolezza per ascoltarla, il respiro per nutrirla, la fiducia per amarla.
Scegli, ogni volta, l’intensità che vuoi dare alla pratica, ma ricorda sempre che non è lottando contro il tuo corpo che potrai ottenere qualcosa da lui.
Non c’è altro modo di sciogliere dolore e tensione.
Non c’è altro modo di essere liberi.
Ilaria
PADMA MAYURASANA: come una posizione yoga può cambiarti la vita!
Quante volte hai sentito dire che lo yoga aiuta a restare nel dolore e che, per superarlo, devi entrare in quel dolore con il respiro?
Io tante. Che sia una meditazione o una posizione, sembra quasi che lo yoga sia una tortura.
Non voglio prendere le distanze da questo approccio. Resterò sempre dell’idea che il dolore che provi oggi, sia la forza che avrai domani.
Non solo perchè il connubio pratica-dolore è alla base di alcune tecniche di meditazione, ma anche perchè non risulterei coerente quando – con una certa soddisfazione – guardo gli allievi che soffrono e sentono sudare parti del corpo che non sapevano nemmeno di avere…
Tuttavia, vorrei che tu valutassi l’idea che questo sia solo un approccio, E che i due concetti – yoga e dolore – non siano intrinsecamente ed ontologicamente connessi.
Di più: vorrei che tu possa addirittura considerare l’idea che lo yoga possa dare piacere. Sempre attraverso il respiro.
Dal dolore al sollievo
Quando esegui un asana che normalmente ti crea tensione (ad esempio una posizione che comporta un allungamento muscolare), anzichè arrivare al limite e “respirare nel dolore”, prova a fermarti un po’ prima del limite.
Resta lì.
Ti sei fermato prima del tuo limite e dovresti sentire un po’ di tensione, ma non dolore.
Respira lì, con gli occhi chiusi, per rendere più profondo l’ascolto di ciò che si sta muovendo nel tuo corpo, senza distrazioni, nemmeno visive.
Entra, con tutta la tua attenzione consapevole, in quella tensione. E non avere fretta.
Osserva, respiro dopo respiro, se la tensione si allevia, se si trasforma, se il corpo si adegua e inizia a provare meno rigidità in quella posizione.
Fino a non sentire più contrazione, ma un po’ più di naturalezza. Quasi comodità.
Solo quando la posizione è diventata “morbida”, puoi iniziare ad andare oltre, avvicinarti a quello che era il tuo limite, ma che adesso è solo un piccolo passo avanti rispetto a dove sei.
Oppure puoi tornare indietro di qualche centimetro, ammorbidire ancora di più quella posizione, per trasformare la morbidezza in sollievo.
Quale strada percorrere dunque?
Per nostra fortuna, lo yoga è un percorso di libertà.
Se una parte del corpo è in tensione, usa la consapevolezza per ascoltarla, il respiro per nutrirla, la fiducia per amarla.
Scegli, ogni volta, l’intensità che vuoi dare alla pratica, ma ricorda sempre che non è lottando contro il tuo corpo che potrai ottenere qualcosa da lui.
Non c’è altro modo di sciogliere dolore e tensione.
Non c’è altro modo di essere liberi.
Ilaria